venerdì 13 settembre 2013

Mangiare in trattoria: le prelibatezze della campagna veneziana

Nell'entroterra si pranza come in città, però molto meglio e a prezzi onestissimi. Nei campi è stata ricreata la sua fisicità, che si ritrova sulle tovaglie a quadri delle osterie e tra i fornelli di rustiche cucine. Ecco le nostre sei proposte.

A metà strada tra Venezia e Padova è tracciato da millenni, nel terreno, il Graticolato Romano. Mantenendo rigorosamente la regola di girare ogni volta di novanta gradi, per il Graticolato si può andare: sopra, sotto, a sinistra, a destra, un po’ a casaccio e senza meta solo ed esclusivamente per osservare paesaggi.
Guardando fra nuvole e granturco si scoprono “i petti nudi”. Lungo i cardi e i decumani se ne vedono abbastanza per dedurre con certezza che la pratica dell’uomo a petto nudo è insieme al graticolato un retaggio dei centurioni, che stanchi di indossare l’armatura, una volta raggiunta la meritata pensione, si rilassavano i pettorali. Possiamo quindi affermare che il petto nudo discende direttamente da un antica usanza del centurione in pensione? Ma cosa e dove mangia il nostro vecchio soldato? Sul cosa c’è da fare una piccola premessa. L’attuale palato del homo graticolato è da sempre molto sbilanciato verso la cultura lagunare: il torbido alto adriatico e la laguna sono ancora generosi nel dispensare prelibatezze ai centurioni paleoveneti. Da questa posizione d’entroterra Venezia non si vede e non si sente, però c’è sempre, soprattutto a tavola. In pratica è stata ricreata tra i campi, tra i fossi e gli argini, ma non come a Las Vegas, al contrario, la sua fisicità sta sopra le tovaglie a quadri delle osterie e tra i fornelli di rustiche cucine.
Nella campagna veneziana si mangia come a Venezia, però molto meglio e a prezzi onestissimi. Ecco sei proposte centurioniche, sagge, antiche, gustose. La prima tappa è alla trattoria Collie in via Desman (l’antico decumano Massimo) che al numero 102 offre solo ricette al baccalà. In pratica un monoteismo culinario di grande qualità. Di primo tagliatelle o risotto al baccalà. Di secondo lo stesso in 4×4 versioni: mantecato, alla vicentina, in umido e in insalata. Ovvero l’ineguagliabile quater!
La seconda tappa è all’osteria da Caronte a Stra in riva al fiume Brenta, i catasti storici la individuano come “spaccio cibi cotti e bevande” già dal 1911. Il locale non è da meno: antico e accogliente. Menù fresco e venezianissimo dalle “sarde in saor” alle “seppioline in nero”. La terza è da Lele l’ostricaro in centro a Mirano. Dà il meglio di sé al banco ma ci si può anche sedere e ordinare primi saporiti e deliziosi secondi. Da provare, per accompagnare gli ottimi “cicheti”, il buono ed economico prosecco spinato. Alla quarta e quinta tappa, la cooperativa la Ragnatela a Scaltenigo, è sempre aperto ma è meglio prenotare. Il menù offre delle scorciatoie prelibate a prezzi veramente popolari, una su tutte i “bigoi in salsa”. I presidi Slow Food garantiscono la qualità del prodotto: dalla gallina padovana al carciofo violetto dell’isola lagunare di Sant’Erasmo. Associata alla cooperativa Ragnatela al “di là del fiume e tra gli alberi” c’è anche la trattoria al Sogno, con un menù decisamente più terrestre rispetto a quello prevalentemente ittico della Ragnatela ma con il grande vantaggio di poterlo gustare in un giardino paradisiaco.
L’ultima proposta è l’osteria dai Kankari a Marano di Mira. Apre tutti giorni alle cinque della sera fino a tarda notte. Dalle note di copertina si classifica come il posto “più bohemien della Riviera del Brenta”. All’interno ci potete fare quasi tutto, i coloriti osti offrono momenti musicali e di varia forma artistica con cadenza settimanale, di solito il lunedì. Ma loro stessi si cimentano spontaneamente in irresistibili spettacoli pittoreschi.

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mercoledì 4 settembre 2013

Ricominciamo

Lapalmanana riparte. Riparte da se stessa. Dimezzata pero' nei sui autori. Dopo aver cercato invano di essere un collettivo, aperto anche ad inteventi estemporanei, ripieghiamo su qualcosa che in musica si definisce “ one man band”. Nel frattempo ci siamo fatti dei buoni amici, primi fra tutti Puntarella Rossa che ci ha aperto le porte a "il Fatto Quotidiano".
Grazie a queste collaborazioni ci siamo sentiti meno principianti cercando pero' di non crescere troppo per voler rimanere bambini. Unica necessità per poter contiunare, divertendoci, a scrivere.
Dal nord Saredegna ci siamo spinti fino in Veneto e da qui con un viaggio in quattro puntate, che vi proporremo, ripartiremo, lentamente, con nuove dissertazioni isolane.