giovedì 23 febbraio 2012

Play e staziona da Gavino, Alghero


Il più lungo bancone di Alghero. Una vetrinatissima promenade di ricordi e bottiglie di desueti liquori. Una portaerei di affetti, di mirti, di stock84, biancosarti, di caffè e di sambuca senza mosca. Un po' più sotto, lontano dagli sguardi, vino di mescita, vino di Carrabuffas, senza etichetta (no logo direbbe la naomiklein) e senza solfiti ma non senza anima. Sporadici ma fidati avventori, saggi discepoli del silenzio, stazionano nel ponte di comando dell'oste: da Gavino non c'è rumore, nemmeno dalla vetusta tivùsenzasky. Tutto il chiasso proviene dai quadri alle pareti, una piccola collezione dell'orrore “artistico” che si fa troppo sentire. Ma non ditelo al nostro eroe. Oltre Gavino, oltre il bancone, c'è la sala giUochi: due biliardi e altrettanti tavoli verdi per mischiare e servire rapide mani d'azzardo.
Bonus, l'insospettabile melting pot. Da oltre cortina, le giunoniche lavoratrici dell'est hanno eletto il loro dopolavoro proprio qui.
Malus, l'aria (pesante) del default. Qui si lotta ogni giorno per la sopravvivenza.
Voti della palmanana
Ambiente: 7
Servizio: 8

Bar da Gavino, via Cagliari 29, Alghero

venerdì 10 febbraio 2012

Folle d’Anbarok. Sulla passeggiata a mare, in Alghero

Al nostro male comune Alghero dispensa pingui lenimenti, nei lunghi mesi d’inverno specialmente, quando sottili vengon su dalle cunette del centro i fumi uggiosi e le malinconie del mattino presto: allora gratta, grattati ovaie di muggine e pecorino stagionato, sbatùffolati a fior di pelle le essenze palliative! Quando i lavoratori del turismo in disarmo disperano alla fonda, i più felici sono i pescatori conoscitori d’insidie, di retoriche mosse contenti: nel freddo intirizzito fanno breccia con l’insistenza degli amorosi mai corrisposti, con dure teste da romanzo cortese esistite una volta, in una vita anteriore. Chi siede all’Anbarok ha speranza di rivederli sortire, nei mesi con la r dentro, di là del vetro che s’apre e chiude a un soffio, a un’ombra intuita, con battito di sussiegosa ghigliottina. Ecco: c’è calma qui, e una musica che parla inglese con la pazienza del maestro semprespiegante dal principio; la bianca calma del paesaggio di neve, qui, sottovetro, dove raggelano i vecchi bollori del sangue. 
Anbarok la sua mattàna la sconta nel nome, già l’ha spesa e non ne ha più da parte; a lungo andare si intuisce per un mattocchio metodico, un assassino diaccio da cui ricopia la nordica tivù. Anbarok ti fa assìdere alle file dei tavoli settòri, ti involve in agglutinata sacca, preservativa d’igiene, in una pellicola pvc-free che tiene dentro il seme dei fervidi pensamenti e desideri, raggela l’abbraccio e legalmente ti allunga i suoi placebo-piacerò.
Dietro il vetro pulito del bancone, intoccabili, sospesi sorrisi di donna-angelo, gentilezze di cui gusti la goccia perfettamente conservata. Un altro ancora: lo sciogli in bocca come pastiglia dal blister, prima di ripartire, ultima sigaretta o caldo lumicino avanti che venga la nostra nera signora.
Bonus, Il miglior caffè da bersi con affaccio al mare, e vettovaglie studiate per tirare avanti con decenza, senza dilazionare in pagherò né illudere il tristo sacco del ventre con la promessa di maggior felicità a venire.
Malus, Immutabili, in repertorio eterno, le pur ottime baguette: invariabili, eternamente le stesse secondo algide categorie. Ma per qualcheduno il design è il trionfo dello standard. E qui siamo in casa di progettisti moderni.
Voti della palmanana
Ambiente: 7
Servizio: 7

Bar Anbarok, via Garibaldi 7, Alghero