giovedì 2 agosto 2012

Mangiare in Sardegna: un vademecum per affrontare le sagre di paese (da "il Fatto Quotidiano" del 23/07/12)

Un indimenticabile Enrico Montesano travestito da romantica donna inglese esclamava “molto pittoresco” ad ogni piè sospinto. Le occasioni “d’entusiasmo” di Milady derivavano da visoni grossolane, grottesche e cialtrone del nostro bel paese. Era la televisione degli anni ’70 e ad occhio e croce sono passati trent’anni. Adesso prendete un turista continentale contemporaneo, cotto a puntino dalla canicola della Sardegna, trasportatelo per una sera dai bagni di mare ad un rigoroso bagno d’entroterra (e “più dentro”si va meglio è) con opzione festa o sagra di paese e aspettate le prime due parole che pronuncerà. Milady e il nostro paonazzo turista avranno lo stesso ebete entusiasmo. Spieghiamo il perché.
Ci sono due tipologie di festa/sagra sarda: quelle dove il comitato organizzatore non fa da mangiare e quella dove lo fa. Di solito si festeggia un santo patrono, ma ci sono anche paesi che festeggiano il santo di riserva per festeggiare due volte. Si narra di piccole comunità che organizzano festeggiamenti nella propria piccola cittadina di un santo patrono di un paese attiguo. La prima tipologia demanda l’oneroso compito a terzi, non prima d’averci spiegato per filo e per segno (a volte persino mostrato) quanto sono buoni i loro piatti tipici e quanto sono bravi a cucinarli. Non fatevi illusioni però, a noi mortali non è dato assaggiare. Quindi chi allieterà lo stomaco del forestiero? Le opzioni sono di nuovo due. La prima è la più veloce e pericolosa: il “panino cadozzo” servito da camion omonimo. Trattasi di panino a tre gustose scelte, cavallo, salsiccia o pancetta con contorno di cipolla fritta. La digestione sarà la vostra personale via crucis. La seconda è apparentemente senza ruote, ma in realtà viaggia eccome. Proviene dal nuorese, almeno così sta scritto sull’insegna ed è il più grande assassino di maialetti da latte dell’universo, a giudicare dalla quantità arrostita al minuto secondo. Da lui troverete anche cordula (ovvero frattaglie ed interiora), ma in mezzo al poderoso fumo a volte fanno “bella mostra” di se anche dei muggini. Il pesce in realtà non lo prende nessuno, è li per par condicio. Il Trimalcione nuorese non è economicissimo e quando lo troverete per la sesta volta in sei posti diversi vi farete anche voi le prime domande sull’industrializzazione spinta dell’arrostitore folle. Per la digestione vedi sopra, ma se digerite i sassi nessun problema.
Altra storia se il comitato cucina ma anche qui le variabili si biforcano. Opzione uno (chiamiamola Imprevisti, come nel Monopoli): il comitato cucina panini, o meglio infarcisce panini. Scelte, le solite (vedi panino cadozzo). Ripassa dal via e digerisci tra due settimane. Opzione due, Probabilità, siete fortunati: la proloco cucina. Ma diciamolo subito per i vegan-vegetariani o deboli di stomaco non c’è trippa per gatti. Menù tipico: pecora bollita con o senza fave. Varianti rare: agnello, cinghiale, pane con olio fritto. A volte la sagra è a pochi metri dal mare ma il menù è sempre di terra. Ci vorrebbe una missione internazionale di psicologi senza frontiere per capire il perché la Sardegna, isola nel Mediterraneo, conservi verso il pescato una ancestrale ritrosia. Gli onnivori ne usciranno felici: la qualità del cibo è ottima e i prezzi onestissimi (a volte capita di mangiare pure gratis).
Due parole sono obbligatorie anche per le cortes apertas, ultima mania perlopiù autunnale di aziende turistiche locali ed assessorati al turismo i qualsiasi dimensione. Qui il protagonista è il vino nuovo; per una modica cifre all inclusive (anche di bicchiere) potete avvinazzarvi di novello fino all’alba. Il cibo è un comprimario, una comparsata tra un calice mezzo pieno e uno stracolmo. E il nostre forestiero, sarà sazio, sarà ebbro? Di sicuro sarà stanco perché difficilmente troverà da sedersi. Qualsiasi sia il santo, qualsiasi sia l’opzione festaiola per desinare sono bandite panche e sedie. Si mangia in piedi e si balla a tre passi.
P.s. Nell’odierno mondo è bello ritrovar persone a far di conto con lapis e block notes, ma se le numerose persone che stanno davanti a voi vorrebbero saziarsi di prelibatezze in un tempo ragionevole, forse l’uso di una calcolatrice elettronica potrebbe aiutare a smaltire la fila.

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