domenica 24 luglio 2011

Cos’è uno spazio pubblico?


















Diciamo uno spazio la cui fruizione è accessibile a tutti. Almeno potenzialmente.
Alcuni spazi pubblici possono essere lasciati a libero accesso, di altri l’accesso lo si può o deve  regolare (per esempio perché se siamo in troppi a usarlo contemporaneamente nessuno può goderne adeguatamente o lo si mette a rischio).
Alcuni spazi pubblici possono essere dati in concessione a privati per ricavarne vantaggi di altro tipo rispetto all’uso pubblico.
Gli spazi pubblici non possono essere ceduti ai privati per definizione: privatizzati cessano di essere spazi pubblici (oh yes!).
Parliamo degli spazi che debbono essere regolati: se la pressione su di essi è eccessiva, può essere opportuno riservarne l’uso solo ad una quota delle persone che vorrebbero usarli o visitarli (una mostra, le grotte di Altamira): in generale, per mantenerne l’accesso non discriminante le regole non devono favorire a-priori nessuna categoria (ricchi, giovani, maschi, forti, …); si può usare il democraticissimo sorteggio, il chi “prima arriva”, la prenotazione.
Per gli spazi dati in concessione, il ritorno al pubblico può essere diretto o indiretto: il concessionario può pagare una somma (ad esempio il costo del plateatico, che l’amministrazione pubblica può, ad esempio, destinare agli asili-nido o all’assistenza agli anziani) o determinare con la sua attività un vantaggio anche alla città, ad esempi con l’incremento dell’occupazione, o assumere l’onere della gestione di alcuni servizi (che so: chi ha la concessione di un tratto di spiaggia può occuparsi della pulizia di un tratto di spiaggia libera) o entrambe le cose.
Ogni volta che la concessione risulta meno vantaggiosa di quanto potrebbe essere si ha una appropriazione indebita, tanto più odiosa perché sottrae benessere non a un altro privato, ma alla collettività e ai più deboli tra essi; una buona amministrazione calcola attentamente e dà ragione puntualmente di ognuna di queste scelte.
C’è di più: qualche volta è opportuno e necessario che si lavori a rendere più accessibili spazi che sono pubblici sono potenzialmente, che so ripulendoli dai rifiuti o liberandole da barriere architettoniche o fisiche; ancor di più: alcune volte gli spazi pubblici vanno costruiti come presidio della democrazia e dell’uguaglianza (ad esempio quelle meraviglie della democrazia viva che sono le biblioteche).
E infine c’è da dire che la gestione degli spazi pubblici può essere spesso affidata (o lasciata) all’attività diretta di una comunità che la faccia propria e la amministri, purché con apertura e senza appropriazione esclusiva.
Vi domanderete: che c’entra con Alghero, il suo centro-storico e con i locali.
C’entra, c’entra, come dimostra questo elenco di parole: plateatico, sosta, silenzio, pulizia, lavoro nero, prezzi, fogne, depuratore, amici dei politici, clientele, paesaggio, sedersi, passeggiare, chiacchierare, … 
E poi Piazza dei mercati. Spiaggetta del Solaio.
Un aiuto a trovarne altre, please! (xyz)

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